MONTE CARLO WINE FESTIVAL. Le radici profonde della viticulcura
MONTE CARLO WINE FESTIVAL. Le radici profonde della viticulcura
Continua la nostra piccola panoramica nell’ambito dei festival del vino per capire quali questioni vengono sollevate dall’incontro degli operatori del settore.
Il caso del Monte Carlo Wine Festival, per esempio, non passa inosservato. Gli incontri e i dibattiti organizzati per il festival sono stati interamente incentrati sulla filosofia della produzione vinicola del nuovo decennio.
Partendo dal presupposto che dai fattori naturali geologici a quelli climatici, dalla vite alle altre essenze vegetali, dai più piccoli microbi ai più grandi animali fino all’uomo che coabitano uno stesso ecosistema: ogni cosa lascia la propria traccia dentro la bottiglia di vino.
In quest’ottica l’importanza dei vitigni autoctoni e un metodo di cultura artigianale, che si rimanda al riadattamento delle tecniche proprie di ogni territorio di cui possiamo trovare traccia anche nell’antichità, conferisce un valore culturale che arricchisce il vino prodotto.
Nuovamente ci si trova a discutere, quindi, di coltivazione biodinamica: la frontiera capace di recuperare il grande valore pratico della sapienza contadina e traghettarlo verso il mondo industriale del 2010.
Sulla rete ci si imbatte facilmente in discussioni su cosa i termini “biodinamico” o “biologico” dovrebbero significare; la questione su una nuova regolamentazione delle lavorazioni e affinamenti che vengono operati sul vino in cantina e una maggiore trasparenza dell’etichetta interessa, fa discutere e infiamma gli animi.
A confondere ancora di più le acque ci pensa la comunità europea che, il 18 giugno, ha ritirato la normativa per una prima regolamentazione delle pratiche enologiche dei vini biologici.
Se è vero che ogni zona vinicola ha cultura, storia e metodi di produzione propri solo una pianificazione di strategie e regole comuni a tutti i produttori per la sostenibilità ambientale ed economica del territorio potrebbe realizzare forse meglio di tecniche di coltivazione ancestrali, un legame ancora più saldo tra gusto del vino e zona di produzione.
We continue with our overview of the wine events to understand the benefits and issues raised by operators in this sector.
The Monte Carlo Wine Festival, for example, doesn’t go unnoticed. The meetings and the discussions organized for the festival were fully focused on the philosophy of wine production in the new decade.
We assume that many different factors leave their mark in the bottle of wine in a lot different ways, from natural geological factors to climatic factors, from the vines to other plant essences, from the smallest microbe to the largest animals, including humans, that cohabit the same ecosystem.
In this way, has a cultural value that enhances the wine the importance of native vines and the method of traditional cultivation, taking techniques and specific characteristics of each area.
Again there is talk about biodynamic farming: the practice able to recover the great practical value of the peasant wisdom to going to it in the industrial world of 2010.
On the Net you come across discussions about what the terms “biodynamic” or “organic” should mean; the question of working on a new regulatory and improvments that are made on the wine cellar and greater transparency of the label interest, do discuss about it.
The European community confuses even more ideas: the June 18, 2010, legislation was enacted for an initial regulatory oenological practices of organic wines.
Although each area has wine culture, history and methods of their production, only planning strategies and rules to all producers for the environmental and economic sustainability of the territory could achieve a link more balanced between taste and wine production area, perhaps best of ancestral farming techniques.
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